Odio. Lo spago colorato che strozza i veli delle bomboniere. Quelli in cui sono contenuti i confetti al cioccolato. Che, per riuscire a mangiarli, devi istituire un vero e proprio fronte di liberazione, con artiglieria da combattimento al seguito: unghie, denti, forbici e coltelli, una volta persino le tenaglie.
E poi, scopri che i confetti sono alle mandorle, non al cioccolato. Puah!!
Odio. Gli uomini che non sanno lasciarti andare. Ma neppure provano a trattenerti. Ed odio le donne che si accontentano delle briciole. Perché, un tempo, ero una di loro. Un tempo lontano.
Prima che la Vita si mettesse alla cattedra, e mi insegnasse la più importante delle sue lezioni. Parafrasando una famosa citazione letteraria: "Le persone che amano sé stesse, non si affannano nel disperato tentativo di farsi rispettare. Semplicemente, non si relazionano con chi non le rispetta".
Odio. Il sapone sotto le unghie. Le calze smagliate. Il caffè amaro. Ed il rimmel che sporca la palpebra superiore dell'occhio. Che tu ci hai messo un'ora buona per stendere l'eye liner, e l'ombretto. Hai dato fondo alla tua pazienza per curare anche la più piccola delle sfumature di colore. Hai invocato ogni sorta di santo - che manco Dio riuscirebbe a ricordarli tutti - perché la mano non tremasse, e non ti facesse sbavare. E poi, eccolo lì. Il fastidioso, peccaminoso, indistruttibile puntino nero. Figlio di un mascara traditore.
Come scrive Guccini, e come canta la Mannoia, odio: "Le fedi fatte di abitudini e paura. Una politica che è solo far carriera. Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione, e mai col torto .." ..
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