Non so cosa spinga due persone ad avvicinarsi. A legarsi a doppio filo. In principio, forse, sono gli occhi. Gli sguardi creano il primo, e certamente più autentico, contatto. Con gli occhi non puoi mentire. Non ti è concesso.
In seguito, sono le parole. O, più precisamente, quello che, attraverso di loro, viene raccontato, e percepito, di sé stessi e dell'altro. Si creano strane sinergie, alchimie, reazioni, che ti fanno quella persona un po' più vicina, un po' più simile, un po' più tua. Come quando giocavi al piccolo chimico, mescolavi tutti gli ingredienti in una sola boccetta e, per miracolo, quella non scoppiava. Si amalgamava tutto, con naturalezza e perfezione, e allora non distinguevi più un componente dall'altro. Perché è questo che accade a due persone che si toccano il cuore. Non sanno più dove finisce l'uno ed incomincia l'altro. Ballano lungo il confine. E solo quando qualcuno ti chiede cosa si prova ad essere tanto legati ad un altro essere umano, capisci che il silenzio è l'unica risposta possibile.
Certe anime sono, semplicemente, destinate ad incontrarsi. E a cambiarsi, reciprocamente.
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